Continua la discussione sul futuro dell'Auditorium Oscar Niemeyer. Dopo la lettera a firma dei direttori e dello staff del Ravello Festival, la risposta del Sindaco, entrambe pubblicate dal Mattino e la bella lettera di Claudio Gubitosi, padre del Giffoni Film Festival, di ieri (consultabile sul sito del Mattino o su Positanonews) oggi, 7 maggio, viene pubblicata dalla Repubblica la lettera che segue a firma del Prof. Domenico De Masi (Presidente della Fondazione Ravello), del Prof. Mario Rusciano (Consigliere di Amministrazione della stessa Fondazione) e di Stefano Valanzuolo (Direttore del Ravello Festival 2009). Pomo della discordia, ostacolo insormontabile, come è stato più volte apostrofato dall'Ammistrazione Comunale, è la posizione di Secondo Amalfitano alla direzione di Villa Rufolo. Una posizione personale che blocca il decollo di una struttura come l'Auditorium. Ci sembra veramente imbarazzante mettere in pericolo un'intera collettività per una diatriba esclusivamente personale! Abbiamo scritto intera collettività perchè la struttura non è certo neutra, necessiterà di soldi per esistere, figuriamoci se il Comune può permettersi di tenerla inoperosa o pagarla con i soldi di noi cittadini! In attesa degli sviluppi, lanciamo un sondaggio sul futuro dell'opera.
La lettera
Ravello si trova nella fortunata situazione di possedere un panorama incantevole, un ricco patrimonio monumentale, una ricca infrastruttura alberghiera, una serie di splendide ville storiche, un´ Amministrazione efficiente, una fondazione lungimirante.
Ora vi si aggiunge l´auditorium progettato da Oscar Niemeyer. Non sono molti i paesi che possono vantare qualcosa di simile. Tutto questo, e altro ancora, confluisce nel "Progetto Ravello" che può diventare "sistema dinamico" solo se si rimuovono le cause locali che da qualche anno a questa parte dilaniano il paese e se si attua un modello di governance capace di raccordare i fondi pubblici e le sponsorizzazioni private con le esigenze del Comune e con le finalità sociali della Fondazione, ulteriore, consolidato patrimonio di Ravello.
Forse proprio l´Auditorium, che finora è stato il pomo della discordia, può finalmente fornire l´occasione per voltare pagina e pacificare il paese, spianando la strada alla realizzazione di un modello di sviluppo socio-economico basato sull´intreccio virtuoso tra cultura e turismo. Perciò la Fondazione conferma la disponibilità, più volte assicurata, a una concorde inaugurazione e gestione dell´Auditorium, capolavoro di Niemeyer che può diventare per Ravello ciò che il museo di Ghery è ormai per Bilbao. La legittimazione a gestire l´Auditorium fin dalla sua inaugurazione viene alla Fondazione dai suoi soci fondatori - tra cui Regione e Comune - che le hanno assegnato per statuto i precisi compiti di "tutelare e valorizzare, in termini culturali ed economici, i beni di interesse artistico e storico situati nell´area del Comune di Ravello promuovere e coordinare iniziative culturali, scientifiche e artistiche che facciano dei siti storico-artistici di Ravello la sede di manifestazioni di prestigio nazionale e internazionale". Se la Fondazione venisse esautorata da questa sua mission, non avrebbe più ragione di esistere.
Sulla base di queste prerogative statutarie della Fondazione Ravello, la Fondazione Monte Paschi è entrata a farne parte e ha consolidato la sua presenza onorando impegni finanziari di non lieve entità. Sulla base delle medesime prerogative statutarie tutti i consiglieri e i collaboratori hanno lavorato sodo per sette anni, assicurando ai soci e a Ravello un organismo esemplare.
L´Auditorium, che non è un fatto locale ma un fatto mondiale, rappresenta un tassello imprescindibile per la destagionalizzazione del turismo in tutta la Costiera e per il completamento del "Progetto Ravello". Esso però esige una solenne inaugurazione e una complessa gestione di altissimo livello, che rappresentano una vera e propria sfida, superabile solo se la volontà del Comune e la professionalità della Fondazione convergono in un´azione sinergica.
Come la Fondazione ha più volte segnalato si è in grave ritardo per organizzare degnamente sia l´inaugurazione che la gestione. Il piano messo insieme dal Comune è di fiato corto e di basso profilo. Se finanziato dalla Regione, la esporrebbe a una pessima figura, anche nei confronti del Brasile. D´altra parte, inaugurare e gestire l´auditorium è un´impresa difficile che può essere realizzata solo valorizzando la competenza e l´impegno della Fondazione. Solo essa, infatti, dispone di quattro settori operativi (amministrativo, produzione, comunicazione, marketing) )e di otto sezioni artistiche (dalla musica sinfonica allearti visive) affidate a direttori di sperimentata competenza. Tutta questa macchina organizzativa è pronta a entrare in funzione per un lancio e uno sviluppo degno dell´Auditorium.
Ma solo una sinergia incondizionata con il Comune può indurre la Fondazione ad assumersi l´onere gravosissimo di questa impresa e di recuperare il tempo perduto, mettendo in campo la sua capacità organizzativa, la sua solidità culturale e il suo network internazionale. E questa soluzione passa attraverso il completo accantonamento delle questioni localistiche, attraverso la pacificazione del paese, ora spaccato in due. Ogni soluzione che punti all´egemonia di una delle due parti, esporrebbe la Fondazione (che deve sempre restare super partes) ai rancori dell´altra. La posta in gioco è cruciale e le forze in campo hanno responsabilità storiche anche verso le future generazioni. O si coglie questa irripetibile occasione per creare un modello eccellente di nuova governance territoriale, pacificare il paese e rilanciarlo nel mondo, con grande vantaggio per tutta la Regione; o l´intero "Progetto Ravello", sprecando i massicci investimenti di soldi e intelligenze, crolla miseramente, condannando l´Auditorium a diventare una ennesima, scandalosa cattedrale nel deserto. Con questa ennesima, esplicita disponibilità, la Fondazione ha fatto tutti i suoi passi verso la collaborazione. Ora tocca agli altri soggetti fare la loro parte.
o
Domenico De Masi
Mario Rusciano
Stefano Valanzuolo
Ravello si trova nella fortunata situazione di possedere un panorama incantevole, un ricco patrimonio monumentale, una ricca infrastruttura alberghiera, una serie di splendide ville storiche, un´ Amministrazione efficiente, una fondazione lungimirante.
Ora vi si aggiunge l´auditorium progettato da Oscar Niemeyer. Non sono molti i paesi che possono vantare qualcosa di simile. Tutto questo, e altro ancora, confluisce nel "Progetto Ravello" che può diventare "sistema dinamico" solo se si rimuovono le cause locali che da qualche anno a questa parte dilaniano il paese e se si attua un modello di governance capace di raccordare i fondi pubblici e le sponsorizzazioni private con le esigenze del Comune e con le finalità sociali della Fondazione, ulteriore, consolidato patrimonio di Ravello.
Forse proprio l´Auditorium, che finora è stato il pomo della discordia, può finalmente fornire l´occasione per voltare pagina e pacificare il paese, spianando la strada alla realizzazione di un modello di sviluppo socio-economico basato sull´intreccio virtuoso tra cultura e turismo. Perciò la Fondazione conferma la disponibilità, più volte assicurata, a una concorde inaugurazione e gestione dell´Auditorium, capolavoro di Niemeyer che può diventare per Ravello ciò che il museo di Ghery è ormai per Bilbao. La legittimazione a gestire l´Auditorium fin dalla sua inaugurazione viene alla Fondazione dai suoi soci fondatori - tra cui Regione e Comune - che le hanno assegnato per statuto i precisi compiti di "tutelare e valorizzare, in termini culturali ed economici, i beni di interesse artistico e storico situati nell´area del Comune di Ravello promuovere e coordinare iniziative culturali, scientifiche e artistiche che facciano dei siti storico-artistici di Ravello la sede di manifestazioni di prestigio nazionale e internazionale". Se la Fondazione venisse esautorata da questa sua mission, non avrebbe più ragione di esistere.
Sulla base di queste prerogative statutarie della Fondazione Ravello, la Fondazione Monte Paschi è entrata a farne parte e ha consolidato la sua presenza onorando impegni finanziari di non lieve entità. Sulla base delle medesime prerogative statutarie tutti i consiglieri e i collaboratori hanno lavorato sodo per sette anni, assicurando ai soci e a Ravello un organismo esemplare.
L´Auditorium, che non è un fatto locale ma un fatto mondiale, rappresenta un tassello imprescindibile per la destagionalizzazione del turismo in tutta la Costiera e per il completamento del "Progetto Ravello". Esso però esige una solenne inaugurazione e una complessa gestione di altissimo livello, che rappresentano una vera e propria sfida, superabile solo se la volontà del Comune e la professionalità della Fondazione convergono in un´azione sinergica.
Come la Fondazione ha più volte segnalato si è in grave ritardo per organizzare degnamente sia l´inaugurazione che la gestione. Il piano messo insieme dal Comune è di fiato corto e di basso profilo. Se finanziato dalla Regione, la esporrebbe a una pessima figura, anche nei confronti del Brasile. D´altra parte, inaugurare e gestire l´auditorium è un´impresa difficile che può essere realizzata solo valorizzando la competenza e l´impegno della Fondazione. Solo essa, infatti, dispone di quattro settori operativi (amministrativo, produzione, comunicazione, marketing) )e di otto sezioni artistiche (dalla musica sinfonica allearti visive) affidate a direttori di sperimentata competenza. Tutta questa macchina organizzativa è pronta a entrare in funzione per un lancio e uno sviluppo degno dell´Auditorium.
Ma solo una sinergia incondizionata con il Comune può indurre la Fondazione ad assumersi l´onere gravosissimo di questa impresa e di recuperare il tempo perduto, mettendo in campo la sua capacità organizzativa, la sua solidità culturale e il suo network internazionale. E questa soluzione passa attraverso il completo accantonamento delle questioni localistiche, attraverso la pacificazione del paese, ora spaccato in due. Ogni soluzione che punti all´egemonia di una delle due parti, esporrebbe la Fondazione (che deve sempre restare super partes) ai rancori dell´altra. La posta in gioco è cruciale e le forze in campo hanno responsabilità storiche anche verso le future generazioni. O si coglie questa irripetibile occasione per creare un modello eccellente di nuova governance territoriale, pacificare il paese e rilanciarlo nel mondo, con grande vantaggio per tutta la Regione; o l´intero "Progetto Ravello", sprecando i massicci investimenti di soldi e intelligenze, crolla miseramente, condannando l´Auditorium a diventare una ennesima, scandalosa cattedrale nel deserto. Con questa ennesima, esplicita disponibilità, la Fondazione ha fatto tutti i suoi passi verso la collaborazione. Ora tocca agli altri soggetti fare la loro parte.
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Domenico De Masi
Mario Rusciano
Stefano Valanzuolo